77° E 78° FANTERIA DELLA BRIGATA TOSCANA I “LUPI” E MAGGIORE RANDACCIO

CENNI STORICI

La Brigata Toscana con i suoi reggimenti si distinsero negli scontri che alle porte di Trieste si svolsero fino all’autunno del 1917 quando, con la rotta di Caporetto, il conflitto si allontanò dall’altipiano carsico e dal territorio regionale. Proprio in questa zona si dipanarono drammatici fatti d’arme come ad esempio la cosiddetta battaglia del Timavo (maggio 1917) – qui infatti si trovano le foci del fiume carsico – o la battaglia di Flondar, sanguinoso contrattacco sferrato da reparti scelti austroungarici contro le posizioni italiane poste intorno a monte Hermada.

La Brigata Toscana, composta dal 77° e 78° Reggimento di Fanteria e chiamata “Lupi” dagli Austriaci sul campo di battaglia, con un nome che poi venne “ufficializzato” in un’epigrafe commemorativa scritta da Gabriele D’Annunzio, è ricordata per il suo ardimento da un notevole e imponente monumento eretto a San Giovanni di Duino , presso le Foci del Timavo, il 23 ottobre 1938.

Come è pure ricordato con una stele il comandante di battaglione Maggiore Giovanni Randaccio che cadde in combattimento alle Foci del Timavo, meritando la medaglia d’oro al Valor Militare.

I fatti d’arme del 1916

La nona offensiva dell’Isonzo dell’esercito italiano si svolse dal 31 ottobre al 4 novembre 1916. L’obbiettivo era quello di consolidare le linee di difesa italiane attorno a Gorizia (conquistata nel precedente agosto), spingendo sempre più a oriente le linee austro-ungariche.
Fu un offensiva vittoriosa ma sanguinosissima: solo gli italiani ebbero 10.214 caduti 50.425 feriti e 18.293 dispersi.
In questa offensiva, un ruolo importante ebbe la Brigata Toscana, composta dal 77° e 78° Reggimento fanteria, che conquistò il Monte Veliki e il Dosso Fàiti.
Alla conquista del Dosso Fàiti il 3 novembre del 1916 (data che segnerà in seguito la festa di Corpo del 78° Reggimento) fu presente anche Gabriele D’Annunzio che per l’occasione dedicò i seguenti versi ai fanti vittoriosi:

“Sicchè il nemico sbigottito
ne chiamò Lupi
gli implacabili fanti!”

Per questo glorioso fatto d’armi, la Brigata Toscana (e i 2 reggimenti che ne facevano parte) assunse la denominazione Lupi di Toscana, una delle unità più prestigiose della storia dell’Esercito italiano.

Maggiore Giovanni Randaccio

Giovanni Randaccio, nacque a Torino il 1° luglio 1883 e morì in un ospedaletto da campo il 28 maggio 1917 in seguito a ferite riportate in combattimento alle foci del Timavo.

Compiuti gli studi a Vercelli ed ammesso alla Scuola Militare di Modena, nel settembre 1905 uscì sottotenente assegnato al 64° reggimento fanteria. Tenente nel 1908, partecipò alla campagna libica e combatté dal dicembre 1912 al settembre 1913. Attratto dall’aviazione conseguì, tra i primi, il brevetto di pilota. Ma egli era nato fante e come fante doveva legare il suo nome alla storia.

Alla dichiarazione di guerra all’Austria, nel maggio 1915, varcò il confine al comando di una compagnia del 63° fanteria e nei ripetuti attacchi contro le fortificate posizioni di Monte Sei Busi, nei primi giorni di luglio, guadagnò la prima medaglia d’argento al valore. Il 21 ottobre, combattendo sulle alture di Palazzo fu decorato della seconda medaglia d’argento. Ferito gravemente, dopo essere stato sottoposto a difficili operazioni chirurgiche, venne dichiarato inabile permanentemente alle fatiche di guerra.

Tuttavia, tanto egli insistette che nel marzo 1916 ottenne di ritornare al fronte con i fanti del 77° reggimento della brigata Toscana. Prese parte, così, nell’ottobre successivo, alla conquista del Veliki Hribach, sulla cui cima il poeta e combattente Gabriele D’Annunzio, che lo seguiva, piantò un tricolore e che il Randaccio stesso alla testa della sua compagnia portò più avanti, sulle pendici del Dosso Faiti.

Fu decorato, per questo, della terza medaglia d’argento al valore e promosso maggiore per merito di guerra. Costretto ad un nuovo ricovero in ospedale, appena guarito ritornò al fronte, sul Carso, per partecipare alla decima battaglia dell’Isonzo. Il 23 maggio 1917, ricevuto l’ordine di attaccare, alla testa del II battaglione, conquistò di slancio le trincee nemiche di quota 21 e cinque giorni dopo, il 28 maggio, passato il Timavo, attaccò e conquistò la quota 28. Colpito da una raffica di mitragliatrice, cadde gravemente ferito. Trasportato in ospedaletto da campo, decedette lo stesso giorno, assistito fraternamente da Gabriele D’Annunzio. Con moto proprio sovrano del 21 luglio 1917, gli venne concessa alla memoria la medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione:

“Manteneva sempre vivo nel suo battaglione quello spirito aggressivo col quale lo aveva guidato alla conquista di importanti posizioni nemiche. Attaccava quota 28, a sud del Timavo, con impareggiabile energia, e nonostante le gravi difficoltà, l’occupava. Subito dopo, colpito a morte da una raffica di mitraglia, non emise un solo gemito, serbando il viso fermo e l’occhio asciutto, finché fu portato alla sezione di sanità, dove soccombette, mantenendo, anche di fronte alla morte, quell’eroico contegno che tanto ascendente gli dava sulle dipendenti truppe quando le guidava all’attacco.
– Fonti del Timavo, quota 28, 28 maggio 1917.”

La Storia dei Lupi di Toscana

La 7ª Divisione fanteria “Lupi di Toscana” è stata una Grande Unità del Regio Esercito. Traeva le sue origini da una Brigata di fanteria costituita nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Prese parte alle due guerre mondiali.

Inizialmente chiamata brigata Granatieri di Toscana (7º e 8º reggimento fanteria) fin dal 1862 e successivamente ridenominata brigata Toscana (77° e 78°) nel 1871.

Prima Guerra Mondiale

Durante la prima guerra mondiale i suoi fanti si distinsero in guerra. Fu nel 1915 che per la prima volta furono chiamati «lupi» (da cui il motto Tusci ab hostium grege legio vocati luporum) dal nemico. Nel 1916 conquistarono il monte Sabotino e il Dosso Faiti, per questi atti eroici fu concessa la medaglia d’oro al valor militare; combatterono anche sull’Altopiano dei Sette Comuni, luogo dove sono ricordati per le loro gesta eroiche.

Alle Bocche del Timavo fu eretto in onore della brigata il monumento ai Lupi di Toscana

Seconda Guerra Mondiale

Nel 1938 venne costituita come divisione di fanteria binaria formata dai reggimenti 77° (di stanza a Brescia nella Caserma “Giovanni Randaccio”) e 78° di fanteria e 30° d’artiglieria, anch’esso a Brescia .

Durante la campagna di Grecia (dicembre 1940), inquadrata nel IV Corpo d’armata, 9ª Armata, venne impiegata al suo arrivo senza armamento pesante per tamponare una falla apertasi nello schieramento sotto l’attacco greco, cedendo terreno sotto grosse perdite, e fu rinominata con finalità propagandistiche dalla propaganda greca “lepri di toscana”, mentre in effetti i fatti dipendevano da un uso errato dell’unità da parte del comando superiore e non dal coraggio dimostrato comunque in combattimento dai fanti. Tuttavia i reduci narrarono che nelle fasi di ritirata vi furono casi di armamenti gettati nei burroni per sottrarli all’eventuale cattura da parte del nemico.
L’anno successivo pensarono alla difesa della costa ligure e francese, infine si scontrarono contro i Tedeschi a nord di Roma a Civitavecchia e La Spezia.

Nel 1947 venne ricostituito il 78º reggimento, con sede alla caserma Gonzaga di Scandicci (Firenze), che venne soppresso ufficialmente il 31 marzo 2008 a causa della ristrutturazione interna dell’Esercito Italiano e la fine del servizio di leva obbligatorio.

L’attuale 78° Fanteria Lupi di Toscana

Nel 2022 il reparto è stato ricostituito alle dipendenze delle Divisione “Vittorio Veneto” come 78º Reparto Comando e Supporti Tattici “Lupi di Toscana”.Dal 1º aprile 2023, la Divisione “Vittorio Veneto” è transitata alla dipendenze del Comando delle Forze Operative Terrestri e Comando Operativo Esercito (COMFOTER – COE).

Dalla ricostituzione ai giorni nostri

Il 1º aprile 1947: il 78º Rgt. “Lupi di Toscana” si ricostituisce in Firenze, nella Caserma “Gen. Ferrante Gonzaga” di Scandicci.

Il reparto partecipa nel 92-95 partecipa con i suoi uomini ai “Vespri Siciliani” per il mantenimento dell’ordine pubblico in versione antimafia, nelle cittadine di Sciacca (AG) e Gela (CL). Nel 1993 i Lupi di Toscana prestano la loro opera in terra Somalia, al servizio dell’ONU all’interno della Operazione Ibis, assumendo la responsabilità del settore Nord di UNOSOM I. Garantiscono l’ordine nel settore assegnato e, nell’effettuare operazioni di assistenza umanitaria e controllo del territorio, sono oggetto di 6 attacchi da parte di guerriglieri somali. Il 78º è stato il primo reparto italiano, con la Brigata Paracadutisti “Folgore”, ad essere impegnato in combattimento dopo la seconda guerra mondiale. Il 9 ottobre, scoperto un ingente deposito clandestino di armi e munizioni, i Lupi sono coinvolti in un pesante scontro a fuoco nella città di Beled Weyne, conclusosi, grazie alla professionalità dei suoi effettivi, con il maggior sequestro di armi nell’ambito dell’Operazione ONU. Per l’ottimo comportamento in Somalia, è stata conferita la medaglia d’Argento al valore dell’Esercito alla Bandiera.

Nel settembre 1995 a seguito della ristrutturazione dell’esercito Italiano decisa dall’Autorità Centrale, il Reggimento viene sciolto ma dopo tre anni viene ricostituito, come Reggimento Addestramento Volontari e la Bandiera ritorna a Firenze a testimoniare le glorie dei Lupi di ogni tempo.

Nel marzo 2008 il Reggimento viene nuovamente soppresso. La gloriosa Bandiera viene portata presso l’Altare della Patria a Roma.

Il 7 ottobre 2022 a Firenze il riceve la Bandiera di guerra del disciolto 78º Reggimento fanteria e assume la denominazione ufficiale di 78º Reparto Comando e Supporti Tattici “Lupi di Toscana”, ereditando la storia, le tradizioni e i simboli del Reggimento.

Biografie: esercito.difesa.it | carsosegreto.it | combattentiliberazione.it | Wikipedia

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