Fratelli Scipio e Guido Slataper

Intitolazione di Sezione

Scipio Slataper

Scipio Slataper nato a Trieste nel 1888, diplomato nel 1908 e poi trasferito a Firenze dove studia Lettere.

Tornato a Trieste, nel 1913 sposa Luisa Carniel da cui ha un figlio: Scipio Secondo. Nato sotto il dominio asburgico, Scipio fa parte del movimento degli irredentisti, che lotta per passare dalla dominazione dell’Impero Austro-ungarico al Regno d’Italia. Per questo, allo scoppio del primo conflitto mondiale si arruola volontario nelle fila dell’esercito italiano, fa parte del glorioso 1° Reggimento “Re” e raggiunge il grado di sottotenente di fanteria. Mandato al fronte sul Podgora (noto anche col nome di Monte Calvario), perde la vita il 3 dicembre 1915, durante un’azione nella quale, alla testa dei suoi uomini, si lancia contro una pattuglia austriaca e viene ferito mortalmente alla gola. Per questa azione viene decorato alla memoria con la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Il figlio di Scipio, Scipio Secondo Slataper (Roma, 26 gennaio 1915 – gennaio 1943) è stato un militare italiano, decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria per il coraggio dimostrato in combattimento durante la seconda battaglia difensiva del Don.

Conseguita la laurea in ingegneria industriale presso il Politecnico di Milano, nel 1939, ottenne il brevetto di sottotenente di complemento nell’aprile del 1941, è destinato in servizio all’Arsenale di Torino. A seguito della sua richiesta di trasferimento a un reparto da combattimento, nel giugno successivo è assegnato al 3º Reggimento artiglieria alpina appartenente alla 3ª Divisione alpina “Tridentina” di stanza in Grecia. Rientrato in Patria insieme al suo reggimento; nel novembre 1941 sposò Julia Marini da cui ha nell’ottobre 1942 un figlio chiamato Aurelio. Nell’agosto del 1942 partì per il fronte russo. Nel 1943 durante le fasi della ritirata fu ucciso. Fu successivamente decorato con la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria per il coraggio dimostrato in questo frangente.

ONOREFICENZE

Medaglia d'argento al valor militare

«Volontario di guerra, irredento, partecipava a sua domanda a una rischiosa ricognizione di una posizione nemica. Con mirabile ardimento e sprezzo del pericolo, alla testa dei suoi uomini, si slanciava sulle trincee avversarie impegnando con una pattuglia austriaca, ivi appostata, un’aspra lotta a colpi di pistola, finché colpito mortalmente alla gola cadeva impigliato nei reticolati nemici. Podgora, 3 dicembre 1915.»

Decreto Luogotenenziale 1º ottobre 1916

Guido Slataper

Guido Slataper , nacque a Trieste il 28 ottobre 1897, fratello di Scipio. Con l’entrata in guerra del Regno d’Italia, il 24 maggio 1915, si arruolò volontario nel Regio Esercito insieme al fratello. Ottenuta la nomina a sottotenente di complemento i due fratelli si arruolarono nel 1º Reggimento fanteria “Re” della Brigata più antica e prestigiosa della fanteria, la Brigata “Re”, ed entrambi combatterono sul monte Podgora rimanendo gravemente feriti. Scipio, perse la vita mentre egli sopravvisse, e per il loro eroico comportamento i due fratelli furono entrambi decorati con la Medaglia d’argento al valor militare.
Ritornato ben presto al fronte, fu assegnato al 230º Reggimento fanteria “Campobasso” e combatté valorosamente a Salcano (1916), distinguendosi successivamente nella conquista del Monte Santo (14 maggio 1917), conquistando una seconda Medaglia d’argento al valor militare, successivamente commutata in Medaglia d’oro al valor militare.
Tra il 12 maggio e il 5 giugno 1917 il Comando Supremo italiano scatenò una grande offensiva contro le posizioni austroungariche lungo il corso del fiume Isonzo. Dopo un bombardamento a tappeto sulle posizioni nemiche lungo tutta la linea del fronte da Tolmino al mare, con l’obiettivo di giungere alla rottura del fronte e conquistare Trieste, gli italiani giunsero quasi a raggiungere l’obiettivo. L’esercito imperiale riuscì a riorganizzarsi e a lanciare una controffensiva che tolse all’esercito italiano quasi tutte le zone conquistate. Il 14 maggio le unità della Brigata “Campobasso”, operante in seno alla 3ª Armata, riuscirono a impadronirsi della vetta del Monte Santo, ma furono successivamente costrette a ritirarsi a causa del violento contrattacco sferrato dagli austriaci durante la notte successiva. Guido Slataper, tenente in servizio permanente effettivo per meriti di guerra (S.P.E.) del 230º Reggimento fanteria, di cui era comandante del III Battaglione, rimase con pochi compagni a difendere le posizioni, e dopo aver lottato con coraggio contro i nemici, rimasto senza munizioni, fu fatto prigioniero. Rientrato in Italia dopo la fine della guerra, ritornò alla vita civile e fu nominato consigliere delegato dell’Opera Nazionale Invalidi di Guerra. Nel 1935 partì volontario per la guerra d’Etiopia con il grado di capitano, raggiungendo la Somalia in forza alla 6ª Divisione CC.NN. “Tevere”. Sul fronte dell’Ogaden si distinse nuovamente meritandosi la Croce di guerra al valor militare e la promozione a maggiore per meriti eccezionali. Il 7 agosto 1938 fu promosso al grado di tenente colonnello per merito di guerra. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 fu nominato commissario straordinario di Trieste in sostituzione del Podestà Cesare Pagnini. Con l’occupazione nazista fu deportato nel Campo di concentramento di Mauthausen, ma sopravvisse e ritornò in Patria alla fine della seconda guerra mondiale. Nel 1949 fondò a Trieste la “Federazione Grigioverde”, un sodalizio che riuniva l’azione delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma presenti in città, contribuendo a conservare l’attaccamento della città alla Patria Italiana.
Divenne poi agente di zona dell’AGIP e fu collaboratore di Enrico Mattei. Si spense a Trieste il 4 ottobre 1969 all’età di 72 anni.

Medaglia d'oro al valor militare

«Volontario irredento, rinunciava ad essere inviato nelle retrovie e, benché in menomate condizioni fisiche per precedente ferita, partecipava volontariamente al comando della sua compagnia a un’azione di particolare importanza, trasfondendo, col suo esempio, entusiasmo, slancio ed ardimento nei dipendenti, trascinandolo sotto violento fuoco d’artiglieria, mitragliatrici e fucileria, alla conquista di forte e ben munita posizione, il cui possesso avrebbe avuto conseguenze decisive in quel tratto del fronte. Oltrepassate le trincee avversarie, catturava numerosi nemici, organizzava la difesa sul rovescio della posizione, e su questa resisteva ad oltranza, quantunque conscio del grave pericolo che affrontava, come irredento, qualora fosse stato fatto prigioniero. Rimasto con pochi superstiti, esaurito ogni genere di munizioni ed accerchiato, dopo aspra lotta corpo a corpo cadeva in mano al nemico. Fulgido esempio di amor di Patria, di cosciente valore e spirito sublime di sacrificio” Monte Santo, 14 maggio 1917.»
R.D. del 7 febbraio 1924

Medaglia d'argento al valor militare

«Dando mirabile esempio di coraggio ed arditezza, spingevasi oltre i reticolati nemici, impegnando, con una pattuglia ivi appostata, una lotta a colpi di pistola, finché, ferito gravemente, dovette rititarsi. Mentre veniva trasportato indietro incitava i compagni al grido di “Avanti, Viva l’Italia!”. Podgora, 3 dicembre 1915.»
Decreto Luogotenenziale del 1º ottobre 1916

Croce di guerra al valor militare

«Addetto ad un raggruppamento arabo somalo incaricato di azione aggirante, inviato a ricercare il collegamento con la colonna principale, assolveva il proprio compito attraversando zona battuta dal nemico e dando al proprio comandante informazioni che gli permettevano di ben valutare la situazione, concorrendo così efficacemente al risultato vittorioso dell’azione. Birgot (Ogaden), 24-25 aprile 1936-XIV.»
Regio Decreto 15 ottobre 1936

Avanzamento per merito di guerra

«Volontario di guerra. Fulgido esempio di eroismo. Più volte ferito. Decorato di medaglia d’oro e d’argento al valor militare. Nella vita civile organizzatore ed animatore.»
Regio Decreto 30 gennaio 1936

Avanzamento per merito di guerra

«Combattente della Grande Guerra e volontario in A.O.I. Comandante di battaglione, nelle azioni di guerra e nelle operazioni di rastrellamento durante la campagna Etiopica ha dato prova di avveduta azione di comando contribuendo col suo reparto a raggiungere tutti gli obiettivi. Campagna Etiopica gennaio 1936-XIV – dicembre 1936-XV.»
Regio Decreto 7 agosto 1938
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