Era una fredda mattina del 1934 quando Roma si risvegliò avvolta da un fremito d’attesa. La città eterna si preparava ad accogliere l’Adunata del Ventennio, un evento che avrebbe segnato un’epoca. Le vie della capitale risuonavano del passo cadenzato di uomini in uniforme, simbolo di un’Italia che si voleva unita e fiera.
L’anno successivo, nel 1935, fu Trieste a vestire i panni di protagonista. La città sul mare, con la sua anima mitteleuropea, si animò di suoni e colori in un’Adunata che richiamò folle da tutta la penisola.
Nel 1936, fu Napoli a diventare il cuore pulsante dell’Adunata del Ventennio. Sotto il sole del Sud, la città partenopea si trasformò in un palcoscenico di orgoglio nazionale, tra bandiere sventolanti e canti corali.
Dopo anni di cambiamenti e sconvolgimenti storici, il 1955 segnò un nuovo inizio. Napoli tornò a essere protagonista, ospitando il 1° Raduno Nazionale. L’evento, reso solenne dalla presenza del Presidente della Repubblica, l’Onorevole Giovanni Gronchi, e del Ministro della Difesa, l’Onorevole Taviani, sancì l’avvio di una nuova tradizione.
Nel 1958, Cagliari accolse il 2° Raduno Nazionale. Le strade della città, lambite dal profumo del mare, vibravano per la presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il Generale Liuzzi.
Il 1960 vide Palermo ergersi a simbolo d’unità, ospitando il 3° Raduno Nazionale alla presenza del Presidente della Repubblica, Onorevole Gronchi, e di ministri illustri come Leone e Spataro.
Torino, la città dell’industria e dell’ingegno, divenne nel 1961 il fulcro del 4° Raduno Nazionale, accogliendo nuovamente Gronchi, il Ministro Andreotti e figure di spicco dell’esercito.
Il 1962 portò il raduno a Gorizia, città di confine, dove il Presidente Antonio Segni fu testimone della celebrazione del 5° Raduno Nazionale.
Nel 1964, Redipuglia divenne luogo di memoria e raccoglimento con il 6° Raduno, segnato dall’inaugurazione della Colonna di Sant’Elia. Ministri e generali resero omaggio al sacrificio dei caduti.
Anno dopo anno, queste città diventarono il cuore pulsante di una storia condivisa. Novara nel 1965, con il suo 7° Raduno, ospitò figure eminenti come il Ministro Andreotti e il Capo di Stato Maggiore, Generale Rossi. L’inaugurazione del Monumento al Fante a Gorizia, nel 1966, fu un momento di grande solennità.
Redipuglia, ancora una volta nel 1969, accolse il Presidente del Consiglio Onorevole Rumor durante il 9° Raduno. Genova, nel 1971, si fece teatro di celebrazioni con la benedizione della Bandiera di Combattimento del cacciatorpediniere “Fante”.
Gli anni ’70 e ’80 proseguirono il racconto con città come Bari, Tonezza del Cimone, Verona e Brescia, testimoni di eventi che univano la nazione sotto il segno dell’onore e del ricordo. Ogni raduno era un momento per ritrovarsi, per rinnovare lo spirito di appartenenza, per celebrare il passato e guardare al futuro.
Nel 1994, Trento accolse un evento memorabile, con la presenza del Presidente della Repubblica Onorevole Scalfaro. Modena nel 2000, Treviso nel 2002 e Piacenza nel 2004 segnarono l’inizio di un nuovo millennio, mantenendo viva la tradizione.
Gli anni recenti portarono raduni a Chioggia, Massa, Udine, Ravenna e Vicenza, culminando con la commemorazione di Vittorio Veneto nel 2018, per il centenario della vittoria.
La pandemia del 2020 interruppe questa lunga sequenza, ma non spense il fuoco della memoria. E ora, nel 2024, Trieste si prepara ad accogliere il 36° Raduno Nazionale, pronta a scrivere un nuovo capitolo di questa storia intrisa di orgoglio, sacrificio e unità nazionale.